Un paese ricco di storia Adro, famoso per il detto: “Laurà per la Cesa de Ader” (Lavorare per la Chiesa di Adro)
a ricordo del sacrificio fatto da intere generazioni di adrensi per portare a termine la costruzione della parrocchiale, senza ricevere compenso alcuno.
Severo, ma elegante è il secentesco Palazzo Bargnani Dandolo, oggi sede del Municipio Appartenuto alla famiglia Dandolo di cui si ricordano Enrico ed Emilio, eroi del Risorgimento. Nell'ottocento fu sede di un celebre salotto di cultura della contessa Ermellina Maselli Dandolo frequentato da letterati e patrioti quali Cavour, Verdi e Boito. Il palazzo contiene ancora oggi documenti ed opere della famiglia tra i quali un dipinto dal Pitocchetto.
Curiosa la cappella gentilizia dalla forma ellittica che gli sorge accanto. Fatta costruire alla fine del seicento da Nicola Bargnani è dedicata ai santi Bartolomeo e Urbano e conserva una pala attribuita al Celesti (1637-1716). L'interno è un grande ovale ad aula unica decorato da pregevoli tele facenti parte del lascito Dandolo.
La parrocchiale dedicata a S. Giovanni Battista, edificata tra il XVII ed il XVIII secolo su ampliamento di un precedente edificio, si affaccia su una bella piazza decorata da una fontana attribuita alla scuola di Rodolfo Vantini. All'interno, ricco di decorazioni barocche, si possono ammirare opere lignee dei Fantoni di Rovetta e affreschi del Teosa (1760-1848). Intarsi di marmi policromi caratterizzano gli altari della navata centrale e delle cappelle. La pala dell'altare di San Giuseppe è attribuita ad Antonio Cifrondi (1657-1730). Il grazioso coro ligneo è opera del XVI secolo. Non mancano artistiche cancellate e grate in ferro battuto, tipico esempio dell'artigianato di Franciacorta.
Monumento nazionale è dichiarata l'antica parrocchiale dedicata a Santa Maria Assunta. Oggi chiesa del cimitero, fu edificata tra il trecento ed il quattrocento ed ampliata nel 1505. L'interno, ad aula unica con quattro arcate a sesto acuto, è coperto da un importante ciclo di affreschi cinquecenteschi che illustrano la vita di Maria, profeti, sibille, evangelisti e scene bibliche. Alcuni sono attribuiti alla scuola del Ferramola (1480 c.-1528). A testimonianza della vocazione vitivinicola del borgo, vi è inoltre più volte raffigurato lo stemma di Adro: una lettera A con tre grappoli di uva. Il campanile è settecentesco. Si può raggiungere con una breve passeggiata dalla piazza centrale per godere di un vasto panorama.
Fuori porta, verso la campagna, si erge la chiesetta più antica di Adro: Santa Maria in Favento. Di origine altomedievale, la piccola chiesa ha un bel pronao per il riparo dei viandanti con affreschi cinquecenteschi tra i quali San Cristoforo protettore dei pellegrini. L'interno è semplice e reso armonioso e policromo dai notevoli affreschi quattrocenteschi tra i quali spiccano la Madonna con bambino, l'Annunciazione, San Giorgio e il drago ed una croce di epoca carolingia.
Conosciutissimo e meta di pellegrinaggi è il Santuario della Madonna della Neve che ricorda l'apparizione della Vergine l'8 luglio 1519 ad un giovane muto. La chiesa attuale, che ha preso il posto dell'antico tempio del 1520, è opera dell'arch. Gasparo Turbini, terminata nel 1776 in forma ottagonale con cupola centrale alta 23 metri. La cripta ospita opere lignee rappresentanti l'apparizione. La pala dell'altare maggiore è attribuita a Grazio Cossali (1563-1629). Pregevole opera del Fantoni è il gruppo di statue dell'altare di San Francesco di Paola (1736). Il Santuario è retto dai frati Carmelitani scalzi dal 1912. Il 5 agosto di ogni anno è raggiunto da ogni abitante della Franciacorta e da numerosi pellegrini per la festività religiosa ed il contorno di sagra con bancarelle di dolciumi e giocattoli.
Un edificio rustico del grande complesso del Santuario ospita un piccolo museo della seta e della canapa. Il luogo che anticamente era una cava di sabbia detta dell'oneto per la fitta vegetazione, è una piccola oasi di serenità.
Dietro la chiesa parrocchiale tra via Cavour e via Tullio Dandolo è collocato il museo della Parrocchia. L'edifico del XVII secolo, già abitazione dei campanari, ospita oggetti, tessuti, arredi e tele, testimonianza di arte, fede e devozione. Di particolare pregio gli argenti a sbalzo, cesello e fusione, riccamente decorati, provenienti dalle celebri botteghe orafe bresciane e lombarde. Notevole anche la qualità e la varietà dei paramenti sacri finemente ricamati. Tra le tele spiccano la Madonnina del Malatesta di ispirazione raffaellesca oltre a opere dei Paglia (1636-1713) di Ottavio Amiconi (1605-1661) e Luca Mombello (1520-1553)
Adro fu anche località di villeggiatura di nobili famiglie che vi fecero edificare ville e palazzi come
Villa Terzi - Cochard in stile cinquecentesco,
il seicentesco Palazzo Pradella già Terzi e Pecchio, con insoliti affreschi di Giuseppe Manfredini
e Villa Giulia, della famiglia De Riva, su disegno del Tagliaferri, in stile inglese.
Torbiato, frazione di Adro dal 1928, è un piccolo centro che deve il suo nome al terreno paludoso ricco di torba, posto su un'altura circondata da prati coltivati, vigneti e boschetti. Feudo del Monastero di San Faustino di Brescia nel IX secolo, conserva nella titolazione della parrocchiale la devozione ai Santi bresciani Faustino e Giovita.
La chiesa settecentesca ospita una pala attribuita a Pietro Marone ed opere di Antonio Paglia. Il tabernacolo ligneo è della scuola dei Fantoni.
Nobili dimore sono la cinquecentesca Villa Suardi ora Pontoglio, circondata da un grande parco,
Villa Calini-Carini, costruzione originale forse del XVI radicalmente restaurata con gusto neoclassico
e Villa Berlucchi già costruzione rurale intorno ad una casa torre.
Un angolo di particolare fascino è composto dai resti dell'antico castello che inglobava fra le sue mura la chiesa di San Faustino; ancora visibili l'abside romanica ed il campanile settecentesco.
Bella la vista che attraverso la campagna franciacortina giunge fino al lago d'Iseo
MUSEO DEL RICORDO
Il XX secolo raccontato attraverso più di 10 mila cimeli storici e militari, dalla collezione privata dell'imprenditore locale Tullio Gaibotti inaugurata nel 2019
Il museo si presenta come luogo di ricostruzione storica e memoria del Novecento.
Si trova presso l'ex mensa scolastica di Adro in via Padania 10
ORARI DI APERTURA
Sabato e Domenica dalle 9.00 alle 12.00
Dalle 15.00 alle 18.00
Gli altri giorni feriali su appuntamento chiamare il numero 0307357028 / 3331507837 / 3459068767
MAPPA DEL PERCORSO
PERSONAGGI
Ida Muchetti (morta ad Adro nel 2020) sorella di Zeffirino conservava le 120 marionette un patrimonio artistico e storico che ha interessato anche l'Universita di Brescia. Il Fratello Tancredi Muchetti una volta all'anno il 15 agosto al Castello di Soiano al Lago sul Garda, animava con le sorelle le marionette della famosa Compagnia di marionettisti Muchetti che ha avuto sede ad Adro paese natale della loro madre e che si è sciolta nel 1968
L'unica maschera bresciana il IL CECCHINO - Cichì, un paffuto contadino della bassa bresciana, fu creata da Zeffirino Muchetti e nacque in contrapposizione al Gioppino dei tre gozzi di Bergamo.
Muchetti Tancredi (Adro, 1932)
Vive la sua infanzia in una famiglia di artisti: il padre Giuseppe è decoratore e lo zio Angelo pittore. Frequenta alcuni artisti di Milano e gira l’Italia con l’altra sua passione che è quella del teatro delle marionette. Arriva anche negli Stati Uniti per la presentazione delle sue marionette e delle scenografie teatrali. Le opere di Muchetti sono conservate in collezioni private di Germania, Olanda, Svizzera, Polonia, Francia, Canada, Stati Uniti, Belgio, Principato di Monaco, Lussemburgo, Austria.
Nel 1984 esegue una Natività nella chiesa di Soiano del Lago.
Abate Marzoli Bernardino (Adro 14 marzo 1748 - Brescia 13 marzo 1835), si occupò di ottica e inventò un metodo per cementare le lenti cromatiche che fu apprezzato anche da scienziati stranieri. Fu anche cartografo e il 4 gennaio 1800 venne incaricato come professore alle scuole delle Grazie e nel 1808 come direttore del gabinetto di Fisica del Liceo di Brescia. Nello stesso anno presentò all'Ateneo di Brescia una relazione sul metodo di costruzione degli obiettivi acromatici. Il prototipo di tali obiettivi, presentato a Milano nel 1811, venne premiato con una medaglia d'argento donata dal Ministero dell'Interno. L'apparecchiatura del Marzoli venne esaltata per la grande esattezza e le sue teorie trovarono menzione nel 1828 nel volume di Giovanni Santini: " Teorica degli strumenti ottici" . Nel 1834 donò all'Ateneo un microscopio solare ed una macchina oscura. alla sua morte , nel cimitero monumentale di Brescia , un amico pose un cippo funerario che ancora oggi ricorda lo scienziato di Adro.
Attilio Emilio Mena nasce ad Adro il 30 novembre 1911. È il quarto di sette fratelli; lavora come carpentiere, ma aiuta anche il padre nei campi. Il 10 giugno 1940 l’Italia entra in guerra contro la Francia e la Gran Bretagna. Il 28 ottobre ha inizio la “campagna di Grecia” e alla fine di quell’anno Attilio si trova con la 30^ sezione sanità divisione Fanteria dei Lupi di Toscana in Albania, dove resterà fino alla fine di aprile del 1941, per essere poi trasferito in Grecia.
L’8 settembre 1943 viene reso noto l’armistizio, firmato 5 giorni prima a Cassibile in Sicilia, tra Regno d’Italia e Alleati. L’esercito italiano è lasciato allo sbando, privo di direttive, e l’Italia è tagliata in due: il Centro-Nord diviene zona di occupazione tedesca e il giorno 23 diventerà la Repubblica Sociale Italiana. La 30^ sezione sanità dei Lupi di Toscana si trova allora in Francia, dove si scioglie. Chi non si schiera con i nazifascisti rischia l’arresto e la deportazione. Nulla si sa della vita di Attilio nelle due settimane seguenti, né si trova traccia della data del suo arresto, ma risulta alla fine rinchiuso nella fortezza di Peschiera del Garda, costruita come piazzaforte dagli austriaci durante la seconda Guerra d’Indipendenza e divenuta poi carcere militare. Quel che è certo è che il 20 settembre 1943 viene caricato su un convoglio bestiame insieme ad altri 1790 circa, quasi tutti ex militari, di un’età compresa tra i 17 e i 35 anni, considerati oppositori al regime nazifascista. A nulla vale la disperata corsa a Peschiera del padre, che non fa in tempo nemmeno a salutarlo. Il convoglio giunge al famigerato Lager di Dachau il giorno 22: Attilio vi viene immatricolato con il n. 54421 e riceve, come tutti i prigionieri del suo convoglio, il contrassegno del triangolo rosso, in quanto Schutzhäftling, “internato per misure di sicurezza”, la qualifica dei deportati politici. Verrà ben presto assegnato ai lavori forzati (Arbeitszwang) nelle località nei pressi del campo.
Il 29 aprile 1945 il campo viene liberato dalla 42^ e 45^ Divisione di Fanteria della Settima Armata americana: Attilio è ancora vivo, ma è malato di tifo ed è ormai ridotto a uno spettro. Non sopravvivrà a lungo: muore il 22 maggio 1945 nell’ospedale americano di Dachau, all’età di 33 anni.
Battista Comino Bajoni, pastorello sordomuto dalla nascita, l’ 8 luglio 1519 appare la Madonna, in seguito a questo miracolo sorge il Santuario della Madonna della Neve ad Adro. Il messaggio della Madonna conteneva un richiamo ad una vita cristiana un po’… più cristiana, e la costruzione di un santuario. Il miracolo del sordomuto che ha cominciato a udire e a parlare ha fatto sorgere in tempo di record il santuarietto (1521). Di questo si conserva solo l’abside con l’affresco dell’apparizione a fianco dell’altare maggiore attuale. L’affresco è del 1550 circa. Il santuario fu visitato da San Carlo Borromeo nel 1581.
Contessa Ermellina Maselli Dandolo (Casòro, nel Ticino, 1827 - Adro, 27 gennaio 1908). Sposò giovanetta in seconde nozze il conte Tullio Dandolo, vedovo della contessa Giulietta Bargnani e andò con lui ad abitare a Adro e a Milano. Fu donna di grande ingegno e di profonda cultura, di spirito arguto e pronto. Del palazzo di Adro fece un cenacolo della nobiltà e della intellettualità lombarda ed un focolare di patriottismo. Fu affettuosa educatrice dei figliastri Enrico ed Emilio
Dei figliastri seguì le vicende patriottiche e avventurose. Enrico infatti morì nell'assedio di Roma nel 1849; Emilio vi rimase ferito e tornato ad Adro e Milano se ne allontanò ben presto per lunghi viaggi in Egitto e Sudan e poi per la guerra di Crimea mentre lei frequentava i salotti milanesi e apriva il suo ad artisti, letterati e patrioti. Non fece mai mistero dei suoi sentimenti patriottici e quando nel 1855 la polizia impose di addobbare le case in occasione della visita dell'imperatore Francesco Giuseppe ella espose una pelle di tigre. Ad Adro la contessa aprì il suo palazzo a politici, letterati e artisti e nella sua villa ospitò personaggi come i Visconti - Venosta, Arrigo Boito, l'ab. Antonio Stoppani, Emilio Praga, Girolamo Rovetta, Franco Faccio, Luigi Chiala, ecc. Spese inoltre molto del suo tempo in opere filantropiche e in iniziative benefiche. Morendo volle che la villa di Adro diventasse sede del Municipio, che lo stabile di Bargnano intestato alla Provincia di Brescia ospitasse una scuola di agricoltura intitolata a Vincenzo Dandolo. Inoltre stabilì che a Adro venisse eretta una scuola di disegno dedicata ai suoi fratelli Costantino e Pio Maselli, architetti; beneficò l'ospedale di Adro poi intitolato "Del Barba - Maselli - Dandolo". Beneficò inoltre la Congregazione di Carità di Adro. Volle essere sepolta nel cimitero di Adro accanto al figlio Enrico e sulla sua tomba volle incise le parole: «Iddio abbia pietà dello strazio di Ermellina Dandolo Maselli e la ricordi ai suoi cari...».
Liliana Betti, (1937-1998), illustre scrittrice, una fra le più importanti figure del cinema italiano del novecento, legata a Federico Fellini da un lungo sodalizio professionale ed umano. La Betti, infatti, collaborò col grande regista affiancandolo sul set – prima come segretaria di produzione e poi come assistente alla regia – in occasione della lavorazione di quasi tutti i suoi capolavori: Giulietta degli spiriti (1965), Fellini Satyricon (1969), Amarcord (1973), Casanova (1976), La città delle donne (1980). Liliana Betti ha anche firmato come sceneggiatrice molte celebri pellicole, fra le quali le due ultime opere di Marco Ferreri, La carne (1991) e Diario di un vizio (1993).. Nel 1991 ha ricevuto una nomination al David di Donatello nella categoria Miglior film per La casa del sorriso, che successivamente è stato vincitore dell'Orso d'Oro al Festival di Berlino dello stesso anno.
P. Costantino Ruggeri, nato ad Adro (Brescia) nel 1925, compie gli studi classici nei conventi francescani di Saiano e di Sabbioncello e quelli teologici nel convento di Busto Arsizio, ove realizza un ciclo di affreschi.
Alla pittura dedica la sua giovinezza, sotto la guida e la stima di Mario Sironi, che in Lui riconosce il talento e ne ammira la dedizione.
Nel 1951, terminati gli studi di teologia, è ordinato sacerdote nel Duomo di Milano dal cardinal Schuster e dello stesso anno è la sua prima mostra di pittura alla Galleria “S. Fedele” di Milano presentata da Mario Sironi.
Si accosta alla scultura alla fine degli anni 50.
Dal 1958 al 1962 frequenta L’Accademia di Brera
Coltiva incontri con artisti e architetti tra cui: Fontana, Dova, Capogrossi, Crippa, Le Corbusier, Alvar Aalto.
Degli anni ’60 sono le esperienze di vetrate con cristalli colorati di Murano incastonati in pannelli di cemento e dal 1966 inizia la serie di vetrate artistiche in vetro antico soffiato legate in piombo. Collabora con alcuni architetti italiani, tra cui Figini e Pollini, Giò Ponti, Gardella, Vaccaro, Gresleri, Trebbi e Nervi, per la costruzione di nuove chiese e, appassionatosi al tema, affronta, assieme all’architetto Luigi Leoni, la realizzazione di propri progetti di architettura sacra: chiese e complessi parrocchiali, santuari, cappelle e cenacoli di preghiera di istituti religiosi.
Nel 1986 è incaricato dei lavori alla Cappella Feriale nel Duomo di Milano, realizzando in bronzo patinato tutti gli elementi del nuovo spazio liturgico. Nel 1993, dopo alcuni viaggi di studio in Giappone, progetta, per la città di Yamaguchi, il nuovo santuario di San Francesco Saverio, che viene solennemente inaugurato il 29 aprile 1998. Il 24 giugno 2007, ad Adro, suo paese di origine, si inaugura l’ultima sua opera scultorea raffigurante il “volto della Franciacorta”. Il giorno seguente, il 25 giugno 2007, Padre Costantino si spegne all’ospedale di Merate, nei pressi del Convento di Sabbioncello, dove ha trascorso le sue ultime settimane di vita.
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