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I personaggi della Franciacorta: il tenore Ignazio Busecchi Pasini (Colombaro 1796-1875)


immagine da web

Ignazio Pasini nasce nel 1796 a Colombaro, di Corte Franca. Le cronache dell’epoca testimoniano che possedeva una voce “maschia, un’anima e un fuoco, che rammentavano la forte e generosa terra, ove aprì gli occhi alla luce”. Fu uno dei tenori drammatici più rinomati a calcare le scene dei teatri italiani agli inizi dell’Ottocento.

Probabilmente il suo debutto avvenne nel 1826 al Teatro Carolino di Palermo nella parte di Coraman nell’opera “Zadig e Astartea” di Nicola Vaccaj, di cui parla ancora nelle sue lettere dalla Spagna, paese in cui si trasferisce con la moglie Laura nell’estate del 1828. Sono, quelle dal Paese iberico, lettere rivolte principalmente al cognato Nicola: l’intento è quello di tenere vivi i rapporti familiari, ma anche curare i propri interessi sulle terre ereditate da Laura e amministrate dal fratello di lei.

Ai molti successi riscossi sulla scena madrilena (è tra i primi interpreti del fortunatissimo “Elisir d’amore” di Donizetti) si mescolano dolorose vicende private: prima la morte della figlia Elettra e poi, a causa di un focolaio di colera riesploso all’inizio del’Ottocento, anche quella dell’amatissima moglie Laura. Quest’ultimo lutto lo convince a far ritorno in Italia dove, superato il profondo scoramento, riprende in mano la carriera. Debutta alla Scala di Milano nell’Otello di Gioachino Rossini, dal quale è tenuto in grande considerazione.

Nel 1836 lo ritroviamo alla Fenice di Venezia, dove interpreta il personaggio di Alamiro nella prima assoluta del “Belisario” di Donizetti. Chiude una carriera sfavillante a San Pietroburgo, nel 1844. Rientrato in Italia, svolge incarichi politici nel suo paese natale, e qui si spegne nel 1875.

Foto Aldo Zini

Colombaro, Palazzo Botti - Seramondi fu la casa del tenore e compositore Ignazio Pasini negli ultimi anni della sua esistenza, compose anche una "Salve Regina" dedicandola alla contessa Ermellina Maselli Dandolo di Adro.

La composizione Ave Maria fu invece dedicata alle nozze di Isidoro Capitanio e donata al Santuario delle Grazie in Brescia con dedica autografa attualmente là conservata


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