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Provaglio d'Iseo: Palazzo Bianchi, lo splendore settecentesco


Questo edificio è un tipico esempio di come le vicende della costruzione siano strettamente legate alla storia delle famiglie che di volta in volta lo possedettero e lo abitarono. Il palazzo Albrici - Fedrici, ora Bianchi, ha una lunga storia, che però non è ancora stata studiata attraverso documenti d’archivio e non è stata ancora indagata dal punto di vista archeologico. Gli Albrici sono originari della Val Camonica, una potente famiglia con traffici di ferro e commerci vari che già nel Cinquecento allargò i propri interessi verso la Franciacorta. Un ramo familiare aveva proprietà a Iseo, a Timoline e Nigoline (oggi Cortefranca) e a Povaglio, con casa in contrada Fontane o Zurane. Nel Seicento si imparentarono con i Federici, anche loro originari della Val Camonica ed anche loro con proprietà in Franciacorta, soprattutto a Provezze.


Solo dal 1800 questi Albrici - Federici scelsero come loro residenza stabile ed ufficiale il palazzo in contrada Zurane, pur mantenendo stretti rapporti con le località di origine della famiglia, Castel Garzone e Breno. Fino ai primi del Novecento il palazzo e le proprietà annesse restarono in mano ai Federici. Tra di loro si distinse Luigi, nato a Garzone nel 1780; fu valente e operoso medico a Provaglio dal 1846 per molti decenni; morì nel 1870 compianto da tutto il popolo. Con l’ultima generazione si verificò un improvviso e drammatico cambio di proprietà. Uno dei Federici, in una notte a dir poco memorabile, perse al gioco al Casinò di Venezia tutti i beni (che erano rimasti indivisi con i fratelli): palazzo e terreni vennero confiscati per pagare gli ingentissimi debiti di gioco contratti in quella notte fatale. Nel 1918 il palazzo fu comprato dai Pezzola, commercianti in formaggio, di Rovato. Per tutta la prima metà del secolo ventesimo fu la loro residenza. Morti il marito e il figlio, vi restò ad abitare e amministrare saggiamente il patrimonio la signora Pezzola, donna capace, avveduta, rispettata, presidente dell’Asilo Infantile. Alla fine della II Guerra Mondiale ci fu per il palazzo, che tutti a Provaglio ormai chiamavano palazzo Pezzola, un altro brusco cambiamento. Nel 1945 a Provaglio, come altrove in Italia, ci furono momenti di grande tensione e incertezza per i disordini che si verificavano all’ interno di una "quasi guerra civile". A Provaglio si temevano azioni di guerriglia e di rappresaglia da parte di bande che erano comandate dal famigerato capo “Firmo”. Alla signora Pezzola, anziana e timorosa per il proprio futuro, fu consigliato di vendere tutto. Nel 1946 ci fu la goccia che fece traboccare il vaso: quell’anno il vino prodotto dai suoi vigneti fu di cattiva qualità, quasi aceto, e così la signora decise in fretta e furia di vendere palazzo e terreni per soli 6 milioni di lire e di ritirarsi a vivere a Brescia, dove morì due anni dopo. I nuovi proprietari furono i Tosoni di Casalbutano nel Cremonese. Si disinteressarono dell’edificio e affidarono a mezzadri la coltivazione dei terreni. Erano ricchi, ma non si curavano degli aspetti storici ed artistici del Palazzo, indifferenti alle sollecitazione dei custodi che denunciavano il progressivo degrado delle strutture, bisognose di manutenzione. Si arriva così all’attuale proprietario Umberto Bianchi, che acquistò il palazzo intorno agli anni '90 del Novecento, ridotto ormai in condizioni veramente deplorevoli. Egli profuse passione e impegno per dargli signorile ed elegante dignità architettonica. Ora lo vedete bello e ricco, imponente e curato, come forse non lo è mai stato.

Descrizione

Attraverso una lunga e scenografica scalinata settecentesca, si raggiunge il palazzo, massiccia e imponente mole posta in una vasta area a giardino. Da qui si gode un bel panorama; è un buon punto di osservazione, che potrebbe convalidare l’ipotesi di un’originaria struttura altomedievale, come indurrebbero a pensare le murature delle cantine e come potrebbe essere convalidato da scavi di studio in loco. Il pianterreno è costituito da diverse sale, che si affacciano su un ampio porticato a cinque arcate, scandite da colonne in pietra di Sarnico. Al primo piano la galleria conserva decorazioni a fresco, a riquadri di varia colorazione, che potrebbero risalire alle strutture murarie del XV secolo. Invece gli affreschi delle sale sono più recenti e riprendono la grande tradizione dei quadraturisti e affrescatori bresciani del Settecento: Sala della Primavera con trionfo della primavera al centro e vedute di località del lago d’Iseo nei riquadri fra le mensole e Sala del Giorno che scaccia la Notte. Sul caminetto affresco con lo stemma degli Albrici e Federici: leone rampante.


Bibliografia 

Giovanni Donni, Provaglio e i Provagliesi, Litografia la Cartotecnica, Provaglio di Iseo, 1998.

Maria Luisa Lazzari

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